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Articolo
Luogo comune n. 1: la vaginite è sempre causata da una malattia sessualmente trasmissibile (MST).
Realtà: sebbene i sintomi della vaginite possano essere causati da MST, come la tricomoniasi o la clamidia, non tutte le infezioni vaginali sono a trasmissione sessuale. Altre infezioni vaginali che possono causare sintomi simili sono la vaginosi batterica (BV), che potrebbe essere riclassificata come MST, e la candidosi vulvovaginale (infezione da lieviti)1, 2.
Luogo comune n. 2: la vaginite è legata a una scarsa igiene.
Realtà: la vaginite può manifestarsi anche in individui con buone pratiche igieniche, e la maggior parte delle donne manifesterà un’infezione vaginale, caratterizzata da perdite, prurito, bruciore o odore, durante la propria vita1. La tricomoniasi, una causa comune di vaginite, è stimata come la MST non virale più diffusa a livello globale1, e la vaginosi batterica è riportata essere l’infezione vaginale più comune tra le donne in età riproduttiva in tutto il mondo2.
Luogo comune n. 3: la vaginite è sempre caratterizzata da prurito e secrezione.
Realtà: sebbene il prurito e le perdite anomale siano sintomi comuni della vaginite, non tutti i casi si presentano con questi sintomi. Alcune persone possono provare dolore durante la minzione, disagio durante i rapporti sessuali, odore, oppure potrebbero non avere sintomi evidenti1.3. Le molteplici cause e i sintomi spesso sovrapponibili delle infezioni vaginali possono rendere la diagnosi corretta una sfida.
Luogo comune n. 4: la vaginite non è una condizione grave.
Realtà: mentre alcuni casi di vaginite possono risolversi da soli o con trattamenti di base, è essenziale riconoscere che determinate infezioni possono portare a complicazioni se lasciate non trattate. Ad esempio, la vaginosi batterica non trattata durante la gravidanza può aumentare il rischio di parto pretermine3.
Luogo comune n. 5: la vaginite è difficile da diagnosticare.
Realtà: storicamente, la diagnosi di vaginite era una sfida perché i sintomi vaginali possono essere causati da diverse infezioni, le infezioni spesso si sovrappongono e non erano disponibili strumenti diagnostici accurati. La diagnosi tradizionale di vaginite ha incluso l’esame microscopico di preparati a fresco (wet mount) delle perdite vaginali, la valutazione del pH vaginale, la presenza di una reazione chimica quando si aggiunge KOH a un campione vaginale, l’esame colturale vaginale e la colorazione di Gram. Metodi tradizionali come questi possono richiedere una formazione approfondita, possono richiedere tempo e hanno bassa sensibilità e specificità, portando a diagnosi mancate, prescrizioni errate e ripetute visite cliniche. Più recentemente, sono diventati disponibili i test rapidi al punto di cura e i test molecolari tipicamente eseguiti nei laboratori clinici1.
A complicare ulteriormente la diagnosi di vaginite contribuiscono la limitata consapevolezza degli operatori sanitari sulle pratiche diagnostiche raccomandate e la mancanza di accesso agli strumenti diagnostici al punto di cura, elementi che possono potenzialmente portare alla non aderenza alle linee guida e a diagnosi mancate4.
Una recente prospettiva clinica che confronta gli approcci più recenti e quelli tradizionali per la diagnosi delle infezioni vaginali ha concluso: “invece di cercare di resistere all’ondata in arrivo della diagnostica molecolare, possiamo abbracciarla e farne un uso appropriato per effettuare una diagnosi rapida, accurata e più flessibile delle condizioni di vaginite per le nostre pazienti”5. Test molecolari accurati e semplici per le cause più comuni di vaginite sono ora disponibili nei laboratori clinici e nel punto di cura presso cliniche e studi ginecologici5.
Prospettiva
I medici e le pazienti devono essere messi in condizione di avere informazioni accurate sulle infezioni vaginali e sui migliori test diagnostici disponibili. Le pazienti possono beneficiare di una maggiore educazione sulle molteplici potenziali cause dei sintomi vaginali ed essere incoraggiate a cercare una diagnosi e un trattamento accurati per la vaginite.
Riferimenti bibliografici:
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